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il dietro le quinde del varietà

 

Si esibivano allo Smeraldo, il mitico cine-teatro milanese, poi subito, in vertiginosa tournée a fare incassi in giro per cinemini di periferia, lerci cine-teatri di paese sparsi tra la pianura, il grande fiume e le montagne. Finita l'epoca dei "Gran Varietà", quelli per intenderci, di solo uomo e tante (belle) donne in passerella; dei Macario, dei Tino Scotti, della Vandissima, non restava altro per tirare a campare che esporre al pubblico e far cassa ciò che restava della bassa manovalanza di antiche compagnie di prestigio. Le (belle) donne, se proprio belle non erano, consunte dal lavoro, dagli anni e talvolta da droghe, divenivano belle nell'immaginario erotico di occhi vogliosi di vecchi guardoni, eccitati già ben prima che lo spettacolo avesse inizio. Ho passato settimane, serata dopo serata, trasferta dopo trasferta, nei camerini con queste ragazze, in fondo semplici e  pudiche. Con loro sbirciavo i volti paonazzi ed il pubblico di prima fila poco prima dell'esibizione. Ridevamo vedendoli dignitosamente seduti, gambe divaricate, coperte da un giornale e canocchiale al collo. Che stupidi davvero gli uomini.