i veterani delle guerre patrie
C'era Simon l'ebreo detto il guerriero, reduce decorato della "campagna d'Italia". "E' uno che non faceva mai prigionieri e di tedeschi ne ha eliminati a dozzine...", mi disse compiaciuto il suo compagno di stanza. C'era poi, più che novantenne il generale di cavalleria che portò uomini e cavalli a caricare con la sciabola al vento della steppa, un intero squadrone di carri armati russi. Morirono quasi tutti al grido di "Avanti Savoia". Morirono anche i cavalli. C'erano anche, imboscati, alcuni repubblichini, che avevano maturato diritto d'ospizio per via delle medaglie sul campo delle patrie colonie. Tutti avevano un grado, la divisa d'ordinanza, le stellette e compiti precisi in funzione del grado militare. Unica concessione all'età, pantofole calde al posto di stivali e scarponi. Morendo avevano persino diritto al picchetto d'onore con veri soldati e bandiera con affusto di cannone per il trasporto al piccolo cimitero di "Casa", che dai "Mille" in poi, accoglieva le spoglie ed eroi. Ecco, questa era la caserma-ospizio di Turate, l'unica casa italiana per i decorati e gli eroi delle nostre "eroiche" guerre. Di loro non è rimasto nessuno e la Casa è stata chiusa e dismessa.